giovedì 2 febbraio 2012

La memoria pubblica - A. Tota


Memoria  pubblica è memoria della sfera pubblica, è l’immagine del passato pubblicamente discussa. Nella memoria pubblica europea troviamo due temi rilevanti: le due guerra da una parte, l’Olocausto dall’altra.

CAPITOLO  1
 Politica del “we regret” (rammaricarsi): è il modo privilegiato di articolazione delle relazioni internazionali, la ricetta contemporanea per perdonare senza dimenticare. WE REGRET è formula magica: riappacifica – e tacita – le vittime che, vedendo riconosciuto il danno subito, non possono più avanzare pretese. La memoria pubblica coincide con quel passato che CI INTERESSA. È il discorso pubblico sul passato che piega il passato alle ragione del presente. Riconociliarsi col passato significa poterlo “addomesticare” e archiviare senza che le vittime si sentano tradite e umiliate una seconda volta. Riconciliazione non implica la negazione ma pieno riconoscimento e disvelamente dell’evento.  Per i superstiti e i familiari delle vittime la riconciliazione ha grandissima rilevanza perché avvia una discussione pubblica su quel passato.
Strage Bologna 2.08.1980: importanza della Piazza, della stazione: luoghi portando con sé tutto l’apparato culturale e mediale relativo alla loro rappresentazione.
Homeless memories: sono i luoghi che mancano all’appello, rappresentando i passati il cui ricordo non è mai stato messo in scena sul territorio-> memorie dislocate->treno 904->mancata iscrizione dei suoi simboli nel contesto urbano a Napoli: fu negata la dimensione pubblica di questa memoria perche la Camorra impose a cittadini e istituzioni l’invisibilità di questo passato.
Cultural trauma: si occupa di come un passato traumatico acquisisca significato nel discorso pubblico e possa divenire una risorsa semantica per la definizione delle identità collettive. Per Alexander il trauma non è qualcosa che esiste naturalmente ma è costruito dalla società.
Trauma è culturale quando c’è uno scarto tra l’evento e la sua rappresentazione. Per Alexander perché un trauma possa emergere a livello culturale un nuovo master narrativo deve essere imposto con successo da un gruppo sociale che si fa carico e produce la carriera e la traiettoria sociale di questo trauma.
Arte pubblica: è strumento più efficace con cui il passato si iscrive nella sfera pubblica. Molti film hanno costruito per noi la memoria pubblica di certi passati.  (la vita è bella)
Codici artistici-estetico possono molto ma non potranno mai produrre una conoscenza del passato che abbia quello statuto di oggettività che solo le sentenze dei tribunali possono legittimamente dare.

CAPITOLO 2:  RAPPORTO SULLA COMMISSIONE DELL’11/09.
L’iscrizione di un evento nella storia è un atto di delimitazione e cautela: evento è ora “al sicuro” nel passato ed è atto di enfatizzazione e inclusione: evento è ora parte del nostro passato documentato.
Molti americani hanno sentito il bisogno di un’inchiesta ufficiale dopo le stragi dell’11/09: rapporto della Commissione sull’11/09 è stato DELIBERATAMENTE strutturato come un DOCUMENTO STORICO, sotto forma di NARRAZIONE STORICA. Hayden White osserva che il linguaggio figurativo della scrittura storia prepara il lettore a recepire sia la descrizione dei fatti che la loro spiegazione come PLAUSIBILI da un lato e RECIPROCAMENTE ADEGUATE dall’altro.
Nel rapporto: enorme quantità di info ma mai una foto di funzionari americani: unici individui ritratti sono quelli identificati come il nemico. Solo nemico è agente visibile. Non vi si trova nessuna definizione di terrorismo. È assente ogni riferimento alla politica estera USA, eccetto nelle raccomandazioni finali scritte coi verbi al futuro: divisione sintattica che separa un passato in cui la politica estera sembra nn esistere da un futuro in cui le si chiede di (ri) apparire in modo attivo.
Espediente letterario del “nel frattempo” legato a modernità e a sviluppo del concetto di nazione. 4 dirottamenti: dirottamento american 11, dirottamento united 175,  dirottamento american 77. Solo ultimo attacco è sottotitolato “la battaglia per lo United 93”: questo aereo fu quello in cui i passeggeri fecero irruzione in cabina per riconquistarlo-> sorta di redenzione. I diagrammi del rapporto della Commissione sull’11/09 sviluppano una sorta di politica della rappresentazione della simultaneità con la quale la questione della responsabilità di tragici eventi può essere tenuta – almeno per il momento – in sospeso. Ci si giustifica col “tutt’a un tratto” . Il rapporto riesce quindi a reprimere il disagio causato dalla sua stessa struttura narrativa e chiarisce che le autorità non erano in condizione di “imparare dal passato”. Si evita sempre di identificare i nessi di causalità e la responsabilità. Tutto l’ordine normativo degli aspetti grammaticali, come i tempi dei verbi e le parti dei dialoghi funzionano PER INDIRIZZARE E DEVIARE LA CAUSALITà e la RESPONSABILITà nel rapporto.
Incapacità degli Stati Uniti di riconoscere minacce violente che non assumano una “forma tradizionale”:il paradigma tradizionale si basa sull’assunto per cui esistono confini spaziali chiari tra zone di guerra e zone di pace: contrapposizione binaria tra “pericoli esteri “ e “pericoli domestici”. Gli attacchi dell’11/09 caddero nel vuoto esistente tra minacce estere e domestiche nessuno si aspettava una minaccia estera verso un obiettivo domestico. Gli attacchi provennero non da cellule addormentate ma proveniente da STRANIERI INFILTRATI in USA. Nelle conclusioni il rapporto inverte questi vuoti, li fa scorrere al contrario: fa credere che l’america è ovunque, la patria dell’America è il pianeta. La dislocazione dell’America da territorio localizzabile e delimitato al “pianeta” vanifica efficacia di ogni interrogativo sulla responsabilità per la mancanza di protezione dei confini. (il confine dell’America è dappertutto).

CAPITOLO 3: IL MEMORIALE DEI VETERANI DELLA GUERRA DI COREA
Relazione tra riconoscimento e democrazia è la costante del pensiero occidentale. Per Hegel il desiderio di riconoscimento è il punto focale delle relazioni di potere istituzionalizzate.
Il memoriale della guerra di Corea risolve nella pietra le contraddizioni e confusioni della nazione che lo ha eretto: guerra per molti incomprensibile.
Fine anni 70: periodo in cui i principali valori fondanti dell’America si cominciano a sgretolare->indebolirsi dell’attaccamento alla nazione stessa. Il pluralismo acquista importanza mentre i tradizionali criteri di merito e onore perdono legittimità.
Guerra di Corea: 38 mesi (1950-53), 2 milioni di morti. 42 anni dopo l’armistizio i veterani si riunirono a Washington per commemorare la loro lotta-> discorso di Clinton: nuova concezione della guerra, da conflitto durato 3 anni e sfociato in un punto morto a vittoria storica.
La creazione del memoriale dei veterani della guerra di Corea accompagna la trasformazione dell’America da soc.industriale a soc.post-industriale->istituzioni sempre piu pluralistiche che estendevano i diritti politici->maggiore inclusione ed uguaglianza->maggiore critica verso il PASSATO dell’America.
Muro di granito del memoriale alto da 4 a 11 piedi, contiene 2400 foto di bianchi neri uomini donne ecc. col suo riflesso il muro raddoppia anche le 19 statue (sembrano 38 come progetto originario) anche il visitatore vede la propria immagine riflessa in mezzo alle 19 statue perciò si unisce simbolicamente ad esse.
I visi sul murale benché anonimi sono visi di persone reali che rappresentano tutti gli americani che hanno prestato servizio in Corea. Inoltre molte immagini sono sfocate -> in ogni volto sembra di trovare qualcuno che conosci-> abitudine di esporre foto sulla mensola del caminetto-> per questo il muralista Louis Nelson definisce il memoriale come “Mensola sul caminetto della nazione”. Ricordo della sofferenza comune è il materiale di cui è fatta l’unità nazionale.  L’uguaglianza nel riconoscimento del sacrificio è essenziale per le culture democratiche della commemorazione. Il Mem. Di Corea riconosce enfaticamente ogni categoria di partecipanti.  Segna fonte di solidarietà basata non sul mutuo riconoscimento tra gli individui ma sul riconoscimento degli individui da parte dello stato.
Cultura progressista: nazionalismo come costruzione egemonica , definisce i morti in guerra come vittime piuttosto che come protettori dello stato- simboli di sofferenza piuttosto che difensori di una causa che attribuisce un significato alla sofferenza.
Cultura tradizionale: definisce caduti in funzione del contributo che hanno dato come cittadini, non dalle perdite che hanno subito come individui. Morire per qualcosa di piu grande di se stessi è un’idea tradizionale che il memoriale di Corea afferma mentre il memoriale del Vietnam nega.
Mem. Vietnam:enorme perdita umana della guerra.
Mem. Corea: volontà di servire in un esercito di cittadini, che sta alla base della nostra democrazia.

CAPITOLO 4: IL PASSATO NEL PRESENTE, CULTURA E TRASMISSIONE DELLA MEMORIA (neri d’ America)
Centralità del passato e della memoria collettiva nella formazione dell’identità.
Trauma culturale: perdita drammatica di identità e significato, strappo nel tessuto sociale. Suo significato traumatico deve essere precisato e accettato: processo che richiede tempo, un certo grado di mediazione e delle modalità di rappresentazione. Deve essere capito, spiegato e reso coerente attraverso la riflessione e il discorso pubblico. È il processo col quale l’esperienza collettiva di una discontinuità e di una crisi sociale diventa una crisi di significato e di identità grazie alla mediazione del mass media.
La memoria è alla base di ciò che intendiamo per società e di tutte le interazioni sociali. Fornisce alla collettività una mappa cognitiva che li aiuta ad orientarsi. Il passato è il punto di riferimento temporale modellato collettivamente-> tutte le nazioni e i gruppi hanno i propri miti fondatori che si tramandano con le tradizioni, i riti e le cerimonie. In molti casi le narrazioni fondative comportano un avvenimento drammatico, traumatico, dal quale è emersa l’entità collettiva.
Schiavitù è marchio culturale, scena primordiale e luogo della memoria nella formazione dell’identità afro-americana. La guerra civile americana terminò nel 1865 con la vittoria dell’esercito dell’Unione e la promessa di emancipazione proclamata da Lincoln nel famoso discorso del 1863->liberazione formale di tutti gli schiavi, occupazione del sud sconfitto e istituzionalizzazione della sua ricostruzione. -> sgretolarsi delle attese->mise in moto trauma culturale che comportò la rivalutazione del passato alla ricerca di nuove fondamenta. Chi pensava di essere americano a pieno titolo dovette ripensare a se stesso come appartenente ad un gruppo marginalizzato. Qui emerse la nozione di afro-americano. 2 principale attori:  ex schiavo Booker T.Washington e W.E.B. DDu Bois-> “decimo di talento”->avanguardia dei piu istruiti che avrebbe condotto la razza dai margini verso il centro. Washington: “auto-aiuto”->comunità nere autonome  e economicamente indipendenti. Comune ad entrambi era l’idea che la schiavitù rappresentasse un’OPPORTUNITà UNICA per i neri d’America: forniva loro CULTURA, PERSONALITà e una SPECIFICA MISSIONE RAZZIALE.  Per loro la schiavitù era un gradino per il progresso della razza.
Modello progressista: movimento “new negro”: schiavitù è punto di partenza per il progresso
Modello della redenzione: Movimento “back to Africa”: restituisce ai neri l’orgoglio e la gloria attraverso la redenzione nel paese d’origine.
La nozione di afro americano è emersa dal tentativo di una generazione di intellettuali di colore di fare i conti col fatto di essere respinti dalla società americana, dopo che era stata loro promessa piena integrazione a fine guerra civile. La schiavitù – come forma di MEMORIA – è stata punto di riferimento cruciale in questo processo. La schiavitù – come forma di MEMORIA – è stata punto di riferimento cruciale in questo processo.

CAPITOLO 5: MEMORIE E LUOGHI DI ISRAELE E PALESTINA
Israele/Palestina: più che in altri luoghi lo spazio e il tempo sono indissolubilmente legati.
Terra/spazio, memoria e identità è la triade che tesse le narrazioni di israeliani e palestinesi.
Ebrei della diaspora: per loro lo “spazio” è identificato con la terra immaginata e sognata. I luoghi sono costantemente rievocati e diventano parte integrante delle cerimonie. Israele: la memoria culturali ha forgiato l’identità proprio attraverso le celebrazioni e questo consentì la sopravvivenza degli ebrei dei lunghi anni della disapora.

KFAR ETZION: esempio fondante del mito nazionalista. Battaglia di Kfar Etzion 1948 rappresenta per il nascente stato e le generazioni future un evento fondante di eroismo e martirio. I riconoscimento pubblico di questa battaglia fu immediato. La coincidenza temporale tra la battaglia di Kfar Etzion e la proclamazione dello stato di Israele lo rendono un perfetto mito originario sul quale identificare l’idea di Nazione. Prima fase fu di celebrazioni per la memoria dei caduti. Gli orfani di Kfar Etzion fanno da medium della memoria. Istituita la giornata della rimembranza, ruolo centrale nell’organizzazione sociale degli orfani. Tutte le attività erano strutturate alla costruzione di un’identità collettiva che prefigurasse la riconquista e la ricostruzione di Kfar Etzion-> ICONA DELLA RELAZIONE ISRAELE/TERRA.
Le celebrazioni rimasero immutate fino al 1967-> guerra dei 6 giorni sancisce la riconquista dei luoghi e chiude l’epopea del mito del ritorno. La riacquisizione del territorio riunifica la dimensione spazio/temporale della narrazione sionista-> figli di Kfar Etzion si re insediano nella terra dei padri.

Palestina: guerra del 1948 segna la AL NAKBA, la catastrofe, identificata con l’esilio e la perdita della terra. Perdita terra significa perdita della patria, la disintegrazione della società, la scomparsa della vita urbana. Il nazionalismo palestinese di inizio secolo era un fenomeno fortemente urbano-> sradicamento territoriale congela questo processo politico-> si formano nuove stratificazioni sociali : arabo-israeliani, rifugiati, popolazione rimasta in Cisgiordania, Popolazione della striscia di Gaza sotto l’amministrazione egiziana-> galassia di nuove identità-> la TERRA assume una funzione retorica UNIFICANTE. Nei campi profughi in Giordania e Libano sono le associazioni culturali a ricoprire il ruolo di medium della memoria. Ai bambini viene insegnata la danza contadina, si organizzano spettacoli popolari ecc- Per le generazioni nate nei campi profughi la Palestina è la terra sognata, il paradiso terrestre per cui vale la pena di immolarsi. Nella memoria collettiva dei Palestinesi la perdita e l’esilio sono la trama che tesse la narrazione dell’identità : ciò che conta è la descrizione della Palestina prima della Al- Nakba.
Fotografia ha un ruolo rilevante: foto provano il passato di una società in quei luoghi, testimoniano la vita sociale distrutta.
Modifica toponomastica: non solo per sancire l’acquisizione dei  luoghi ma anche per cancellarne la memoria e ogni possibile fonte di legittimità.
La storia della rappresentazione cartografica di Israele e della Palestina è emblematica: la creazione della carta israeliana ha avuto effetti non meno importanti della costruzione di strade, ponti ecc. lo stato di Israele ha investito ingenti risorse nella cartografia: con le mappe si poteva conquistare il potere, amministrarlo, codificarlo e legittimarlo-> cancellaz. Nomi aravi e attribuzioni di nomi di origine biblica-> termini carichi di una semantica teologica.
Palestina: salvaguardia dei toponimi dei villaggi attraverso la loro adozione come nomi femminili. Si creano concatenazioni generazionali in cui i nomi dei luoghi entrano nella genealogia familiare-> importanza LUOGHI.

CAPITOLO 6: IL CASO DELL’EUROPA.
La più importante “invenzione” politico-istituzionale dell’età moderna è la convergenza tra stato-nazione e società. Prima suddito, poi cittadino poi dopo fine seconda guerra mondiale la graduale eliminazione delle frontiere ha posto le basi materiali per la nascita di una nuova forma di cittadinanza sopranazionale che ha posto il problema delle “radici” dell’Europa.
700-800: “nazione” collegata a principio della volontà popolare -> Rousseau
-          Rottura con la tradizione premoderna dove la coesione interna allo Stato era garantita dal principio dinastico/teocratico e non contemplava neppure lo status di cittadino.
-          Tale rottura in Occidente ha significato dura lotta per separare lo stato dalla Chiesa. A sostegno di questa lotta le nuove forme statuali si sono dovute poggiare su un criterio di legittimazione altrettanto forte di quello implicito nell’identificazione etica civile e religiosa. È In virtù di questa necessità che il concetto di nazione ha assunto, nell’immaginario primo-moderno, un connotato di sacralità , oltre che di naturalità, che non aveva mai avuto in epoche precedenti. Il pathos impresso al sentimento di appartenenza nazionale ha consentito a tale appartenenza nazionale ha consentito a tale appartenenza di radicarsi nelle coscienze e nella memoria, come il pilastro della “religione civile” moderna.
Un’identità ha sempre bisogno di un confine, se non ce n’è uno fisico si ricorre a confini simbolici (ritorno al velo come scelta identitaria delle giovani islamiche).
L’idea che il confine culturale non è mai coinciso “naturalmente” con quello statuale -> ampia documentazione storiografica lo testimonia: Alsazia-> cultura e tradizioni francesi e tedesche si intrecciano; Valle d’Aosta e Trentino distinzione culturale non coincide con quella politico/culturale.
CITTADINANZA EUROPEA: nata formalmente nel 1991 con il Trattato di Maastricht-> riflessione intensificata su radici europa. Esiste un demos europeo?  Non sembra importante stabilire se la matrice originaria dell’appartenenza europea sia quella cristiana, ellenistica o rinascimentale: la consapevolezza delle molteplici commistioni, contaminazioni, rielaborazioni deve essere radice su cui va costruita la nuova idea di cittadinanza fondata sui diritti delle “persone” e su una forma inedita di solidarietà per “differenza”.

CAPITOLO 7:  MEMORIA COLLETTIVA E INSEGNAMENTO DELLA STORIA
Se oggi si insegna storia nelle scuole primarie e secondarie è perché le classi dirigenti e politiche hanno visto nell’insegnamento della storia uno strumento utile per formare o rafforzare la coscienza collettiva e l’identità nazionale.
Nell’ancient regime il problema non si poneva perché si era sudditi.
In democrazia i sudditi diventano cittadini, le masse entrano nella storia.
In Italia-> scuole fino anni 60 concetto di “patria”. Insegnamento si fermava sempre alla prima guerra mondiale, poi troppe cose “scomode”: fascismo, resistenza, repubblica.
Nell’ultimo mezzo secolo: declino insegnamento della storia.
Il paradigma nazionale dell’insegnamento della storia tende a selezionare ed escludere tutto ciò che risulta “scomodo” per la coscienza e l’orgoglio nazionale.
Crisi storia per vari fenomeni: 1 ridotta importanza di una religione civile imperniata su sacralità patria e suoi confini; 2 necessità di allargare l’insegnamento ad altri saperi; 3 compito di orientare alla comprensione del mondo contemporaneo affidata anche agli “studi sociali”->competizione storia/studi sociali; 4 scarso interesse per la storia: reticenza insegnanti a trattare temi controversi, storia definita non utile.
Risposta alla crisi: ampliare orizzonte di riferimento da un lato alla dimensione locale, dall’altro a quella mondiale.
Assenza di veri e propri confini geopolitici fa dell’europa un’entità aperta all’adesione di nuovi popoli e paesi: un’identità imprecisa può essere un limite ma anche un’opportunità.
Il dibattito sulle radici dell’europa è mal posto: identità europea non si fonda sull’identificazione di un passato comune ma sul, superamento delle divisioni che hanno caratterizzato la sua storia fino alle due guerre del 20emo secolo.
In questo superamento delle divisioni la storia puo svolgere un ruolo importante.  Storia dovrebbe pero partire dal principio che le controversie non devono essere rimosse ma affrontate esplicitamente : le divisioni non si cancellano nascondendole o negandole ma creando il giusto contesto in cui diventino delle diversità che possono dialogare tra loro

CAPITOLO 8: IL SALUTO ROMANO ALLO STADIO: L’ETERNO PRESENTE DEL XXI SECOLO.
Saluto romani di Paolo di Canio allo stadio in Lazio – Livorno 2005 e molte altre partite: diverse reazioni in Italia, di condanna e non.
Analisi di ERIC HOBSBAWN: distrugge i meccanismi sociali che legano l’esperienza contemporanea di ciascuno a quella della generazione precedente.  Per  HALBWACHS l’uomo in solitudine non potrebbe avere memoria, memoria e cultura sono fortemente legate tra loro : la cultura trova matrice nella ripetizione, declinata in diverse forme, dall’uso all’abitudine al costume; e il principio della ripetizione trova un pilastro insostituibile nella memoria.
Memoria cresce e si installa nell’uomo solo grazie alla sua appartenenza a una collettività, nell’ambito del processo di socializzazione. I ricordi nascono solo mediante la comunicazione e l’interazione entro il gruppo sociale. HALBWACHS ha una concezione SOCIOCOSTRUTTIVISTA del passato: passato non si fissa naturalmente, ma è una creazione culturale. Unica nostra certezza è irripetibilità di ciascun individuo e unicità della nostra esperienza. Punto su cui interrogarsi è : come si costruisce una memoria soddisfacente , conforme, riconosciuta come la piu adatta a essere raccontata alle generazioni successive e ripetuta? Come si arriva alla rappresentazione del passato accettabile per tutti i componenti di una società? Costruire una memoria pubblica unificata è impossibile: nelle società moderne la molteplicità di appartenenze di ciascun individuo lo rende ancora piu difficile e provoca una frammentazione di memorie: proliferano le memorie particolari, quelle delle minoranze, ma prolificano anche le memorie individuali, quelle che ciascuno ritiene di costruirsi per sé, attingendo qua e là da diverse fonti.

Per HALBWACHS: la maggior parte dei ragazzi oggi cresce in una sorta di presente permanente nella perdita di qualsiasi relazioni organica con il passato pubblico dell’epoca in cui vive. Quello di DI CANIO non è un “gesto della memoria” e l’idea che sia tale è l’illusione di tutti coloro che ancora credono che esistono legami con il passato da riprodurre tramite la memoria.

CAPITOLO 9: PARADOSSI E DILEMMI DELL’IDENTITà NAZIONALE TURCA
Modernità kemalista: concetto di turchità, annulla pluralità etniche di lingua e religione della società ottomana.  Marginalizzazione passato ottomano e origine proto-turca delle antiche civiltà anatoliche-> per legittimare lo spazio e il tempo della nuova nazione.
Oggi: crisi profonda. Vengono alla luce molti paradossi: 1) ambivalenza rapporto del kemalismo con l’Occidente-> carattere imitativo e ostile, ammirazione e diffidenza. 2) artificialità del progetto di recidere tutti i legami col passato e cercare fonti di legittimazione in un altrove remoto: Asia centrale/antiche civiltà anatoliche
La fine dell’impero ottomano portò conseguenze traumatiche: perdite territoriali, afflusso di milioni di profughi: amnesia e rottura con questo passato sembrano all’elites kemaliste l’unico modo per garantire sicurezza e legittimità al nuovo stato.
SONO DUE TRAUMI MAI ELABORATI A FONDARE L’IDENTITà NAZIONALE TURCA.
Nazionalismo etnico di Kemal ATATURK fu favorito dalla paura dell’annientamento, dall’ostilità anticristiana e dal desiderio di vendetta. Riferimento intellettuale del nazionalismo repubblicano fu ZIYA GOKALP. Stato diventa il “produttore della nazione”  e si struttura su una serie di negazioni: rifiuto cultura locale, recidere ogni legame col passato ottomano (momento decisivo rivoluzione dell’alfabeto : adozione di quello latino nel 1928) ; neutralizzazione della dimensione religiosa: abolizione califfato, scioglimento ordini religiosi ecc: modello di laicità per controllare la religione e la classe clericale integrandola nell’apparato statale.
A fine anni 20 nel nazionalismo kemalista si afferma anche la dimensione etno-culturale. Serie di misure per “turchificare” la Turchia: 1928 campagna “cittadino, parla turco”; 1938 legge sui cognomi (no razze straniere) ; storiografia uff.le ha compito di riformare la storia per sostenere la nuova identità nazionale->1931 creazione Società per l aStoria turca e 1935 Società per la lingua turca.
Discorso storiografico mosso da due esigente: 1) negazione e denigrazione passato ottomano; 2) trovare elementi che legittimino nuovo stato-> origine proto turca civiltà anatoliche.
TURCHIA E EUROPA: avvio negoziati adesione a UE: carattere sovrastatale del progetto europeo impone alla Turchia di rimettere in discussione il suo modello fortemente stato-centrico: UE impone di dare spazio alla democrazia e ai diritti.
2006: parziale congelamento dei negoziati di adesione UE: le resistenze utilizzano la lingua del trauma originario: europei vogliono smembrare paese e impadronirsi delle ricchezze turche-> richiama tema della vulnerabilità della repubblica a serrare i ranghi per garantirne la difesa.
Domanda riconoscimento realtà curda: mette in discussione immagine di una società omogenea generata dall’identità nazionale. La rivendicazione curda svela la dimensione etno-culturale e discriminatoria contenuta nel concetto di turchità su cui si fonda la cittadinanza repubblicana.
Dal 1991 qualche progresso: uso lingua curda in radio tv ecc ma sempre DIFFICOLTà di una RAPPRESENTANZA POLITICA.
REVIVAL ISLAMICO in Turchia, studentesse rimettono il velo per differenziarsi dall’Occidentalizzazione, o meglio dalla modernizzazione intesa solo come occidentalizzazione. Religione nn è piu uno stigma ma una scelta individuale.
CONCLUSIONI: trauma crollo impero ottomano sono basi su cui si fonda l’identità nazionale turca.  La vulnerabilità e la precarietà determinano i caratteri dell’ideologia nazionalista repubblicana, enfatizzando l’omogeneità della società, il paternalismo autoritario e la subordinazione della società allo stato
Sfida per la Turchia è creare le condizioni per discutere e superare il trauma evitando che il presente del paese resti ostaggio dei fantasmi del passato. 

CAPITOLO 10 : ISLAM E DEMOCRAZIE: LA POSTA IN GIOCO DELLE DONNE
Globalizzazione: donne tendono ad essere da un lato risorsa fondamentale nel mercato del lavoro globalizzato, dall’altra ostaggio di politiche identitarie e rivendicazioni nazionaliste.
Corpo femminile è spesso corpo “emblema” di un discorso politico-> Turchia di Ataturk : figura femmnile senza velo-> principale segno di maternità.
Questione rapporto tra tradizione e culture musulmane e sistema democratico europeo: in Islam la disuguaglianza di genere è di non facile lettura: risulta complicato stabilire quali aspetti della subordinazione delle donne siano attribuibili al Corano, quali alle interpretazioni e quali ancora alle pratiche sociali consolidate nei secoli.
Islam europeo è Europa-> rappresenta uno dei soggetti che rendono complessa la società post-coloniale. Islam europeo è anche una novità per l’Islam tradizionale: è minoritario, è disomogeneo sul piano etnico, e sempre piu spesso, RICHIEDE UN’ADESIONE INDIVIDUALE.  Religione non coincide più con un’appartenenza dato per scontata, con un destino per nascita.
Immigrazione turca in Germania: Germania tende alla non-ingerenza negli affari turchi ma fino a che punto una politica di riconoscimento di culture “altre”,può tollerare ciò che per le nostre leggi sarebbero degli abusi ? (mutilazioni genitali femminili)
Donne turche in Turchia: vestono il velo, frequentano moschea in nome di una modernità propria, non occidentalizzata. È critica femminista dell’identità della donna kemalista definita nel quadro degli ideali nazionalisti.
Tendenza riscontrabile in tutti i paesi europei-> riscoperta e rielaborazione dell’appartenenza all’Islam in chiave moderna: ricerca di una modernità diversa da quella occidentale.  Diversamente dall’identità musulmana tradizionale e onnicomprensiva, ora il rapporto con la religione tende a diventare piu individuale-> è scelta non un destino. Da stigma, la religione diventa una risorsa. “VELO NUOVO”-> simbolo di lotta al tradizionalismo.
Importanza scuola: per preparare i giovani a diventare adulti capaci di scegliere occorre una scuola che possa operare in libertà e offrire un sapere ampio e critico, senza filtri pregiudiziali di censura a monte.
In un contesto democratico le strutture pubbliche e le scuole soprattutto DEVONO AVERE UN’IMPOSTAZIONE LAICA.

Nessun commento:

Posta un commento