Memoria pubblica è memoria della sfera pubblica, è
l’immagine del passato pubblicamente discussa. Nella memoria pubblica europea
troviamo due temi rilevanti: le due guerra da una parte, l’Olocausto
dall’altra.
CAPITOLO 1
Politica del “we regret” (rammaricarsi): è il
modo privilegiato di articolazione delle relazioni internazionali, la ricetta
contemporanea per perdonare senza dimenticare. WE REGRET è formula magica:
riappacifica – e tacita – le vittime che, vedendo riconosciuto il danno subito,
non possono più avanzare pretese. La memoria pubblica coincide con quel passato
che CI INTERESSA. È il discorso pubblico sul passato che piega il passato alle
ragione del presente. Riconociliarsi col passato significa poterlo
“addomesticare” e archiviare senza che le vittime si sentano tradite e umiliate
una seconda volta. Riconciliazione non implica la negazione ma pieno
riconoscimento e disvelamente dell’evento.
Per i superstiti e i familiari delle vittime la riconciliazione ha
grandissima rilevanza perché avvia una discussione pubblica su quel passato.
Strage
Bologna 2.08.1980: importanza della Piazza, della stazione: luoghi portando con
sé tutto l’apparato culturale e mediale relativo alla loro rappresentazione.
Homeless
memories: sono i luoghi che mancano all’appello, rappresentando i passati il
cui ricordo non è mai stato messo in scena sul territorio-> memorie
dislocate->treno 904->mancata iscrizione dei suoi simboli nel contesto
urbano a Napoli: fu negata la dimensione pubblica di questa memoria perche la
Camorra impose a cittadini e istituzioni l’invisibilità di questo passato.
Cultural
trauma: si occupa di come un passato traumatico acquisisca significato nel
discorso pubblico e possa divenire una risorsa semantica per la definizione
delle identità collettive. Per Alexander il trauma non è qualcosa che esiste
naturalmente ma è costruito dalla società.
Trauma è
culturale quando c’è uno scarto tra l’evento e la sua rappresentazione. Per
Alexander perché un trauma possa emergere a livello culturale un nuovo master
narrativo deve essere imposto con successo da un gruppo sociale che si fa
carico e produce la carriera e la traiettoria sociale di questo trauma.
Arte
pubblica: è strumento più efficace con cui il passato si iscrive nella sfera
pubblica. Molti film hanno costruito per noi la memoria pubblica di certi
passati. (la vita è bella)
Codici
artistici-estetico possono molto ma non potranno mai produrre una conoscenza
del passato che abbia quello statuto di oggettività che solo le sentenze dei
tribunali possono legittimamente dare.
CAPITOLO 2: RAPPORTO SULLA COMMISSIONE DELL’11/09.
L’iscrizione
di un evento nella storia è un atto di delimitazione e cautela: evento è ora
“al sicuro” nel passato ed è atto di enfatizzazione e inclusione: evento è ora
parte del nostro passato documentato.
Molti
americani hanno sentito il bisogno di un’inchiesta ufficiale dopo le stragi
dell’11/09: rapporto della Commissione sull’11/09 è stato DELIBERATAMENTE
strutturato come un DOCUMENTO STORICO, sotto forma di NARRAZIONE STORICA.
Hayden White osserva che il linguaggio figurativo della scrittura storia
prepara il lettore a recepire sia la descrizione dei fatti che la loro
spiegazione come PLAUSIBILI da un lato e RECIPROCAMENTE ADEGUATE dall’altro.
Nel
rapporto: enorme quantità di info ma mai una foto di funzionari americani:
unici individui ritratti sono quelli identificati come il nemico. Solo nemico è
agente visibile. Non vi si trova nessuna definizione di terrorismo. È assente
ogni riferimento alla politica estera USA, eccetto nelle raccomandazioni finali
scritte coi verbi al futuro: divisione sintattica che separa un passato in cui
la politica estera sembra nn esistere da un futuro in cui le si chiede di (ri)
apparire in modo attivo.
Espediente
letterario del “nel frattempo” legato a modernità e a sviluppo del concetto di
nazione. 4 dirottamenti: dirottamento american 11, dirottamento united
175, dirottamento american 77. Solo
ultimo attacco è sottotitolato “la battaglia per lo United 93”: questo aereo fu
quello in cui i passeggeri fecero irruzione in cabina per riconquistarlo->
sorta di redenzione. I diagrammi del rapporto della Commissione sull’11/09
sviluppano una sorta di politica della rappresentazione della simultaneità con
la quale la questione della responsabilità di tragici eventi può essere tenuta
– almeno per il momento – in sospeso. Ci si giustifica col “tutt’a un tratto” .
Il rapporto riesce quindi a reprimere il disagio causato dalla sua stessa
struttura narrativa e chiarisce che le autorità non erano in condizione di
“imparare dal passato”. Si evita sempre di identificare i nessi di causalità e
la responsabilità. Tutto l’ordine normativo degli aspetti grammaticali, come i
tempi dei verbi e le parti dei dialoghi funzionano PER INDIRIZZARE E DEVIARE LA
CAUSALITà e la RESPONSABILITà nel rapporto.
Incapacità
degli Stati Uniti di riconoscere minacce violente che non assumano una “forma
tradizionale”:il paradigma tradizionale si basa sull’assunto per cui esistono
confini spaziali chiari tra zone di guerra e zone di pace: contrapposizione
binaria tra “pericoli esteri “ e “pericoli domestici”. Gli attacchi dell’11/09
caddero nel vuoto esistente tra minacce estere e domestiche nessuno si
aspettava una minaccia estera verso un obiettivo domestico. Gli attacchi provennero
non da cellule addormentate ma proveniente da STRANIERI INFILTRATI in USA.
Nelle conclusioni il rapporto inverte questi vuoti, li fa scorrere al
contrario: fa credere che l’america è ovunque, la patria dell’America è il
pianeta. La dislocazione dell’America da territorio localizzabile e delimitato
al “pianeta” vanifica efficacia di ogni interrogativo sulla responsabilità per
la mancanza di protezione dei confini. (il confine dell’America è dappertutto).
CAPITOLO 3: IL MEMORIALE DEI VETERANI
DELLA GUERRA DI COREA
Relazione
tra riconoscimento e democrazia è la costante del pensiero occidentale. Per
Hegel il desiderio di riconoscimento è il punto focale delle relazioni di
potere istituzionalizzate.
Il memoriale
della guerra di Corea risolve nella pietra le contraddizioni e confusioni della
nazione che lo ha eretto: guerra per molti incomprensibile.
Fine anni
70: periodo in cui i principali valori fondanti dell’America si cominciano a
sgretolare->indebolirsi dell’attaccamento alla nazione stessa. Il pluralismo
acquista importanza mentre i tradizionali criteri di merito e onore perdono
legittimità.
Guerra di
Corea: 38 mesi (1950-53), 2 milioni di morti. 42 anni dopo l’armistizio i
veterani si riunirono a Washington per commemorare la loro lotta-> discorso
di Clinton: nuova concezione della guerra, da conflitto durato 3 anni e
sfociato in un punto morto a vittoria storica.
La creazione
del memoriale dei veterani della guerra di Corea accompagna la trasformazione
dell’America da soc.industriale a soc.post-industriale->istituzioni sempre
piu pluralistiche che estendevano i diritti politici->maggiore inclusione ed
uguaglianza->maggiore critica verso il PASSATO dell’America.
Muro di
granito del memoriale alto da 4 a 11 piedi, contiene 2400 foto di bianchi neri
uomini donne ecc. col suo riflesso il muro raddoppia anche le 19 statue
(sembrano 38 come progetto originario) anche il visitatore vede la propria
immagine riflessa in mezzo alle 19 statue perciò si unisce simbolicamente ad
esse.
I visi sul
murale benché anonimi sono visi di persone reali che rappresentano tutti gli
americani che hanno prestato servizio in Corea. Inoltre molte immagini sono
sfocate -> in ogni volto sembra di trovare qualcuno che conosci->
abitudine di esporre foto sulla mensola del caminetto-> per questo il
muralista Louis Nelson definisce il memoriale come “Mensola sul caminetto della
nazione”. Ricordo della sofferenza comune è il materiale di cui è fatta l’unità
nazionale. L’uguaglianza nel
riconoscimento del sacrificio è essenziale per le culture democratiche della
commemorazione. Il Mem. Di Corea riconosce enfaticamente ogni categoria di
partecipanti. Segna fonte di solidarietà
basata non sul mutuo riconoscimento tra gli individui ma sul riconoscimento
degli individui da parte dello stato.
Cultura
progressista: nazionalismo come costruzione egemonica , definisce i morti in
guerra come vittime piuttosto che come protettori dello stato- simboli di
sofferenza piuttosto che difensori di una causa che attribuisce un significato
alla sofferenza.
Cultura
tradizionale: definisce caduti in funzione del contributo che hanno dato come
cittadini, non dalle perdite che hanno subito come individui. Morire per
qualcosa di piu grande di se stessi è un’idea tradizionale che il memoriale di
Corea afferma mentre il memoriale del Vietnam nega.
Mem.
Vietnam:enorme perdita umana della guerra.
Mem. Corea:
volontà di servire in un esercito di cittadini, che sta alla base della nostra
democrazia.
CAPITOLO 4: IL PASSATO NEL PRESENTE,
CULTURA E TRASMISSIONE DELLA MEMORIA (neri d’ America)
Centralità
del passato e della memoria collettiva nella formazione dell’identità.
Trauma
culturale: perdita drammatica di identità e significato, strappo nel tessuto
sociale. Suo significato traumatico deve essere precisato e accettato: processo
che richiede tempo, un certo grado di mediazione e delle modalità di
rappresentazione. Deve essere capito, spiegato e reso coerente attraverso la
riflessione e il discorso pubblico. È il processo col quale l’esperienza
collettiva di una discontinuità e di una crisi sociale diventa una crisi di
significato e di identità grazie alla mediazione del mass media.
La memoria è
alla base di ciò che intendiamo per società e di tutte le interazioni sociali.
Fornisce alla collettività una mappa cognitiva che li aiuta ad orientarsi. Il
passato è il punto di riferimento temporale modellato collettivamente->
tutte le nazioni e i gruppi hanno i propri miti fondatori che si tramandano con
le tradizioni, i riti e le cerimonie. In molti casi le narrazioni fondative
comportano un avvenimento drammatico, traumatico, dal quale è emersa l’entità
collettiva.
Schiavitù è
marchio culturale, scena primordiale e luogo della memoria nella formazione
dell’identità afro-americana. La guerra civile americana terminò nel 1865 con
la vittoria dell’esercito dell’Unione e la promessa di emancipazione proclamata
da Lincoln nel famoso discorso del 1863->liberazione formale di tutti gli
schiavi, occupazione del sud sconfitto e istituzionalizzazione della sua
ricostruzione. -> sgretolarsi delle attese->mise in moto trauma culturale
che comportò la rivalutazione del passato alla ricerca di nuove fondamenta. Chi
pensava di essere americano a pieno titolo dovette ripensare a se stesso come
appartenente ad un gruppo marginalizzato. Qui emerse la nozione di
afro-americano. 2 principale attori: ex
schiavo Booker T.Washington e W.E.B. DDu Bois-> “decimo di
talento”->avanguardia dei piu istruiti che avrebbe condotto la razza dai
margini verso il centro. Washington: “auto-aiuto”->comunità nere
autonome e economicamente indipendenti.
Comune ad entrambi era l’idea che la schiavitù rappresentasse un’OPPORTUNITà
UNICA per i neri d’America: forniva loro CULTURA, PERSONALITà e una SPECIFICA
MISSIONE RAZZIALE. Per loro la schiavitù
era un gradino per il progresso della razza.
Modello
progressista: movimento “new negro”: schiavitù è punto di partenza per il
progresso
Modello
della redenzione: Movimento “back to Africa”: restituisce ai neri l’orgoglio e
la gloria attraverso la redenzione nel paese d’origine.
La nozione
di afro americano è emersa dal tentativo di una generazione di intellettuali di
colore di fare i conti col fatto di essere respinti dalla società americana,
dopo che era stata loro promessa piena integrazione a fine guerra civile. La
schiavitù – come forma di MEMORIA – è stata punto di riferimento cruciale in
questo processo. La schiavitù – come forma di MEMORIA – è stata punto di
riferimento cruciale in questo processo.
CAPITOLO 5: MEMORIE E LUOGHI DI
ISRAELE E PALESTINA
Israele/Palestina:
più che in altri luoghi lo spazio e il tempo sono indissolubilmente legati.
Terra/spazio,
memoria e identità è la triade che tesse le narrazioni di israeliani e
palestinesi.
Ebrei della
diaspora: per loro lo “spazio” è identificato con la terra immaginata e
sognata. I luoghi sono costantemente rievocati e diventano parte integrante
delle cerimonie. Israele: la memoria culturali ha forgiato l’identità proprio
attraverso le celebrazioni e questo consentì la sopravvivenza degli ebrei dei
lunghi anni della disapora.
KFAR ETZION:
esempio fondante del mito nazionalista. Battaglia di Kfar Etzion 1948
rappresenta per il nascente stato e le generazioni future un evento fondante di
eroismo e martirio. I riconoscimento pubblico di questa battaglia fu immediato.
La coincidenza temporale tra la battaglia di Kfar Etzion e la proclamazione
dello stato di Israele lo rendono un perfetto mito originario sul quale
identificare l’idea di Nazione. Prima fase fu di celebrazioni per la memoria
dei caduti. Gli orfani di Kfar Etzion fanno da medium della memoria. Istituita
la giornata della rimembranza, ruolo centrale nell’organizzazione sociale degli
orfani. Tutte le attività erano strutturate alla costruzione di un’identità
collettiva che prefigurasse la riconquista e la ricostruzione di Kfar
Etzion-> ICONA DELLA RELAZIONE ISRAELE/TERRA.
Le celebrazioni
rimasero immutate fino al 1967-> guerra dei 6 giorni sancisce la riconquista
dei luoghi e chiude l’epopea del mito del ritorno. La riacquisizione del
territorio riunifica la dimensione spazio/temporale della narrazione
sionista-> figli di Kfar Etzion si re insediano nella terra dei padri.
Palestina:
guerra del 1948 segna la AL NAKBA, la catastrofe, identificata con l’esilio e
la perdita della terra. Perdita terra significa perdita della patria, la
disintegrazione della società, la scomparsa della vita urbana. Il nazionalismo
palestinese di inizio secolo era un fenomeno fortemente urbano->
sradicamento territoriale congela questo processo politico-> si formano
nuove stratificazioni sociali : arabo-israeliani, rifugiati, popolazione
rimasta in Cisgiordania, Popolazione della striscia di Gaza sotto
l’amministrazione egiziana-> galassia di nuove identità-> la TERRA assume
una funzione retorica UNIFICANTE. Nei campi profughi in Giordania e Libano sono
le associazioni culturali a ricoprire il ruolo di medium della memoria. Ai
bambini viene insegnata la danza contadina, si organizzano spettacoli popolari
ecc- Per le generazioni nate nei campi profughi la Palestina è la terra sognata,
il paradiso terrestre per cui vale la pena di immolarsi. Nella memoria
collettiva dei Palestinesi la perdita e l’esilio sono la trama che tesse la
narrazione dell’identità : ciò che conta è la descrizione della Palestina prima
della Al- Nakba.
Fotografia
ha un ruolo rilevante: foto provano il passato di una società in quei luoghi,
testimoniano la vita sociale distrutta.
Modifica
toponomastica: non solo per sancire l’acquisizione dei luoghi ma anche per cancellarne la memoria e
ogni possibile fonte di legittimità.
La storia
della rappresentazione cartografica di Israele e della Palestina è emblematica:
la creazione della carta israeliana ha avuto effetti non meno importanti della
costruzione di strade, ponti ecc. lo stato di Israele ha investito ingenti
risorse nella cartografia: con le mappe si poteva conquistare il potere,
amministrarlo, codificarlo e legittimarlo-> cancellaz. Nomi aravi e
attribuzioni di nomi di origine biblica-> termini carichi di una semantica
teologica.
Palestina:
salvaguardia dei toponimi dei villaggi attraverso la loro adozione come nomi
femminili. Si creano concatenazioni generazionali in cui i nomi dei luoghi
entrano nella genealogia familiare-> importanza LUOGHI.
CAPITOLO 6: IL CASO DELL’EUROPA.
La più
importante “invenzione” politico-istituzionale dell’età moderna è la
convergenza tra stato-nazione e società. Prima suddito, poi cittadino poi dopo
fine seconda guerra mondiale la graduale eliminazione delle frontiere ha posto
le basi materiali per la nascita di una nuova forma di cittadinanza
sopranazionale che ha posto il problema delle “radici” dell’Europa.
700-800:
“nazione” collegata a principio della volontà popolare -> Rousseau
- Rottura con la tradizione premoderna
dove la coesione interna allo Stato era garantita dal principio
dinastico/teocratico e non contemplava neppure lo status di cittadino.
- Tale rottura in Occidente ha
significato dura lotta per separare lo stato dalla Chiesa. A sostegno di questa
lotta le nuove forme statuali si sono dovute poggiare su un criterio di
legittimazione altrettanto forte di quello implicito nell’identificazione etica
civile e religiosa. È In virtù di questa necessità che il concetto di nazione
ha assunto, nell’immaginario primo-moderno, un connotato di sacralità , oltre
che di naturalità, che non aveva mai avuto in epoche precedenti. Il pathos
impresso al sentimento di appartenenza nazionale ha consentito a tale
appartenenza nazionale ha consentito a tale appartenenza di radicarsi nelle
coscienze e nella memoria, come il pilastro della “religione civile” moderna.
Un’identità
ha sempre bisogno di un confine, se non ce n’è uno fisico si ricorre a confini
simbolici (ritorno al velo come scelta identitaria delle giovani islamiche).
L’idea che
il confine culturale non è mai coinciso “naturalmente” con quello statuale
-> ampia documentazione storiografica lo testimonia: Alsazia-> cultura e
tradizioni francesi e tedesche si intrecciano; Valle d’Aosta e Trentino
distinzione culturale non coincide con quella politico/culturale.
CITTADINANZA
EUROPEA: nata formalmente nel 1991 con il Trattato di Maastricht->
riflessione intensificata su radici europa. Esiste un demos europeo? Non sembra importante stabilire se la matrice
originaria dell’appartenenza europea sia quella cristiana, ellenistica o
rinascimentale: la consapevolezza delle molteplici commistioni, contaminazioni,
rielaborazioni deve essere radice su cui va costruita la nuova idea di
cittadinanza fondata sui diritti delle “persone” e su una forma inedita di
solidarietà per “differenza”.
CAPITOLO 7: MEMORIA COLLETTIVA E INSEGNAMENTO DELLA
STORIA
Se oggi si
insegna storia nelle scuole primarie e secondarie è perché le classi dirigenti
e politiche hanno visto nell’insegnamento della storia uno strumento utile per
formare o rafforzare la coscienza collettiva e l’identità nazionale.
Nell’ancient
regime il problema non si poneva perché si era sudditi.
In
democrazia i sudditi diventano cittadini, le masse entrano nella storia.
In
Italia-> scuole fino anni 60 concetto di “patria”. Insegnamento si fermava
sempre alla prima guerra mondiale, poi troppe cose “scomode”: fascismo,
resistenza, repubblica.
Nell’ultimo
mezzo secolo: declino insegnamento della storia.
Il paradigma
nazionale dell’insegnamento della storia tende a selezionare ed escludere tutto
ciò che risulta “scomodo” per la coscienza e l’orgoglio nazionale.
Crisi storia
per vari fenomeni: 1 ridotta importanza di una religione civile imperniata su
sacralità patria e suoi confini; 2 necessità di allargare l’insegnamento ad
altri saperi; 3 compito di orientare alla comprensione del mondo contemporaneo
affidata anche agli “studi sociali”->competizione storia/studi sociali; 4
scarso interesse per la storia: reticenza insegnanti a trattare temi
controversi, storia definita non utile.
Risposta
alla crisi: ampliare orizzonte di riferimento da un lato alla dimensione
locale, dall’altro a quella mondiale.
Assenza di
veri e propri confini geopolitici fa dell’europa un’entità aperta all’adesione
di nuovi popoli e paesi: un’identità imprecisa può essere un limite ma anche
un’opportunità.
Il dibattito
sulle radici dell’europa è mal posto: identità europea non si fonda
sull’identificazione di un passato comune ma sul, superamento delle divisioni
che hanno caratterizzato la sua storia fino alle due guerre del 20emo secolo.
In questo
superamento delle divisioni la storia puo svolgere un ruolo importante. Storia dovrebbe pero partire dal principio
che le controversie non devono essere rimosse ma affrontate esplicitamente : le
divisioni non si cancellano nascondendole o negandole ma creando il giusto
contesto in cui diventino delle diversità che possono dialogare tra loro
CAPITOLO 8: IL SALUTO ROMANO ALLO
STADIO: L’ETERNO PRESENTE DEL XXI SECOLO.
Saluto
romani di Paolo di Canio allo stadio in Lazio – Livorno 2005 e molte altre
partite: diverse reazioni in Italia, di condanna e non.
Analisi di
ERIC HOBSBAWN: distrugge i meccanismi sociali che legano l’esperienza
contemporanea di ciascuno a quella della generazione precedente. Per
HALBWACHS l’uomo in solitudine non potrebbe avere memoria, memoria e
cultura sono fortemente legate tra loro : la cultura trova matrice nella
ripetizione, declinata in diverse forme, dall’uso all’abitudine al costume; e
il principio della ripetizione trova un pilastro insostituibile nella memoria.
Memoria
cresce e si installa nell’uomo solo grazie alla sua appartenenza a una
collettività, nell’ambito del processo di socializzazione. I ricordi nascono
solo mediante la comunicazione e l’interazione entro il gruppo sociale.
HALBWACHS ha una concezione SOCIOCOSTRUTTIVISTA del passato: passato non si
fissa naturalmente, ma è una creazione culturale. Unica nostra certezza è
irripetibilità di ciascun individuo e unicità della nostra esperienza. Punto su
cui interrogarsi è : come si costruisce una memoria soddisfacente , conforme,
riconosciuta come la piu adatta a essere raccontata alle generazioni successive
e ripetuta? Come si arriva alla rappresentazione del passato accettabile per
tutti i componenti di una società? Costruire una memoria pubblica unificata è
impossibile: nelle società moderne la molteplicità di appartenenze di ciascun
individuo lo rende ancora piu difficile e provoca una frammentazione di
memorie: proliferano le memorie particolari, quelle delle minoranze, ma
prolificano anche le memorie individuali, quelle che ciascuno ritiene di
costruirsi per sé, attingendo qua e là da diverse fonti.
Per
HALBWACHS: la maggior parte dei ragazzi oggi cresce in una sorta di presente
permanente nella perdita di qualsiasi relazioni organica con il passato
pubblico dell’epoca in cui vive. Quello di DI CANIO non è un “gesto della
memoria” e l’idea che sia tale è l’illusione di tutti coloro che ancora credono
che esistono legami con il passato da riprodurre tramite la memoria.
CAPITOLO 9: PARADOSSI E DILEMMI
DELL’IDENTITà NAZIONALE TURCA
Modernità
kemalista: concetto di turchità, annulla pluralità etniche di lingua e
religione della società ottomana.
Marginalizzazione passato ottomano e origine proto-turca delle antiche
civiltà anatoliche-> per legittimare lo spazio e il tempo della nuova
nazione.
Oggi: crisi
profonda. Vengono alla luce molti paradossi: 1) ambivalenza rapporto del
kemalismo con l’Occidente-> carattere imitativo e ostile, ammirazione e
diffidenza. 2) artificialità del progetto di recidere tutti i legami col
passato e cercare fonti di legittimazione in un altrove remoto: Asia
centrale/antiche civiltà anatoliche
La fine
dell’impero ottomano portò conseguenze traumatiche: perdite territoriali,
afflusso di milioni di profughi: amnesia e rottura con questo passato sembrano
all’elites kemaliste l’unico modo per garantire sicurezza e legittimità al
nuovo stato.
SONO DUE
TRAUMI MAI ELABORATI A FONDARE L’IDENTITà NAZIONALE TURCA.
Nazionalismo
etnico di Kemal ATATURK fu favorito dalla paura dell’annientamento,
dall’ostilità anticristiana e dal desiderio di vendetta. Riferimento
intellettuale del nazionalismo repubblicano fu ZIYA GOKALP. Stato diventa il
“produttore della nazione” e si
struttura su una serie di negazioni: rifiuto cultura locale, recidere ogni
legame col passato ottomano (momento decisivo rivoluzione dell’alfabeto :
adozione di quello latino nel 1928) ; neutralizzazione della dimensione
religiosa: abolizione califfato, scioglimento ordini religiosi ecc: modello di
laicità per controllare la religione e la classe clericale integrandola
nell’apparato statale.
A fine anni
20 nel nazionalismo kemalista si afferma anche la dimensione etno-culturale.
Serie di misure per “turchificare” la Turchia: 1928 campagna “cittadino, parla
turco”; 1938 legge sui cognomi (no razze straniere) ; storiografia uff.le ha
compito di riformare la storia per sostenere la nuova identità
nazionale->1931 creazione Società per l aStoria turca e 1935 Società per la
lingua turca.
Discorso
storiografico mosso da due esigente: 1) negazione e denigrazione passato
ottomano; 2) trovare elementi che legittimino nuovo stato-> origine proto
turca civiltà anatoliche.
TURCHIA E
EUROPA: avvio negoziati adesione a UE: carattere sovrastatale del progetto
europeo impone alla Turchia di rimettere in discussione il suo modello
fortemente stato-centrico: UE impone di dare spazio alla democrazia e ai
diritti.
2006:
parziale congelamento dei negoziati di adesione UE: le resistenze utilizzano la
lingua del trauma originario: europei vogliono smembrare paese e impadronirsi
delle ricchezze turche-> richiama tema della vulnerabilità della repubblica
a serrare i ranghi per garantirne la difesa.
Domanda
riconoscimento realtà curda: mette in discussione immagine di una società omogenea
generata dall’identità nazionale. La rivendicazione curda svela la dimensione
etno-culturale e discriminatoria contenuta nel concetto di turchità su cui si
fonda la cittadinanza repubblicana.
Dal 1991
qualche progresso: uso lingua curda in radio tv ecc ma sempre DIFFICOLTà di una
RAPPRESENTANZA POLITICA.
REVIVAL
ISLAMICO in Turchia, studentesse rimettono il velo per differenziarsi
dall’Occidentalizzazione, o meglio dalla modernizzazione intesa solo come
occidentalizzazione. Religione nn è piu uno stigma ma una scelta individuale.
CONCLUSIONI:
trauma crollo impero ottomano sono basi su cui si fonda l’identità nazionale
turca. La vulnerabilità e la precarietà
determinano i caratteri dell’ideologia nazionalista repubblicana, enfatizzando
l’omogeneità della società, il paternalismo autoritario e la subordinazione
della società allo stato
Sfida per la
Turchia è creare le condizioni per discutere e superare il trauma evitando che
il presente del paese resti ostaggio dei fantasmi del passato.
CAPITOLO 10 :
ISLAM E DEMOCRAZIE: LA POSTA IN GIOCO DELLE DONNE
Globalizzazione:
donne tendono ad essere da un lato risorsa fondamentale nel mercato del lavoro
globalizzato, dall’altra ostaggio di politiche identitarie e rivendicazioni
nazionaliste.
Corpo
femminile è spesso corpo “emblema” di un discorso politico-> Turchia di
Ataturk : figura femmnile senza velo-> principale segno di maternità.
Questione
rapporto tra tradizione e culture musulmane e sistema democratico europeo: in
Islam la disuguaglianza di genere è di non facile lettura: risulta complicato
stabilire quali aspetti della subordinazione delle donne siano attribuibili al
Corano, quali alle interpretazioni e quali ancora alle pratiche sociali
consolidate nei secoli.
Islam
europeo è Europa-> rappresenta uno dei soggetti che rendono complessa la
società post-coloniale. Islam europeo è anche una novità per l’Islam
tradizionale: è minoritario, è disomogeneo sul piano etnico, e sempre piu
spesso, RICHIEDE UN’ADESIONE INDIVIDUALE.
Religione non coincide più con un’appartenenza dato per scontata, con un
destino per nascita.
Immigrazione
turca in Germania: Germania tende alla non-ingerenza negli affari turchi ma
fino a che punto una politica di riconoscimento di culture “altre”,può
tollerare ciò che per le nostre leggi sarebbero degli abusi ? (mutilazioni
genitali femminili)
Donne turche
in Turchia: vestono il velo, frequentano moschea in nome di una modernità
propria, non occidentalizzata. È critica femminista dell’identità della donna
kemalista definita nel quadro degli ideali nazionalisti.
Tendenza
riscontrabile in tutti i paesi europei-> riscoperta e rielaborazione
dell’appartenenza all’Islam in chiave moderna: ricerca di una modernità diversa
da quella occidentale. Diversamente
dall’identità musulmana tradizionale e onnicomprensiva, ora il rapporto con la
religione tende a diventare piu individuale-> è scelta non un destino. Da
stigma, la religione diventa una risorsa. “VELO NUOVO”-> simbolo di lotta al
tradizionalismo.
Importanza
scuola: per preparare i giovani a diventare adulti capaci di scegliere occorre
una scuola che possa operare in libertà e offrire un sapere ampio e critico,
senza filtri pregiudiziali di censura a monte.
In un
contesto democratico le strutture pubbliche e le scuole soprattutto DEVONO
AVERE UN’IMPOSTAZIONE LAICA.
Nessun commento:
Posta un commento